L’empatia corporea: quando la cura è la relazione
L’empatia corporea, termine che, in biosistemica, è la capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo, assume un significato più esteso che include anche la dimensione della corporeità. L’empatia infatti viene intesa come costante lavoro di ricerca e di adattamento delle proprie esperienze al materiale che il paziente offre, a livello cognitivo, emotivo e corporeo.
Rispetto al primo creiamo spontaneamente un’immagine che rappresenta ciò che il paziente ci racconta; per il secondo ci immedesiamiamo nell’emozione dell’altro ed infine, in merito al terzo, rispecchiamo la postura, l’espressione non verbale, il tono e il ritmo di voce dell’altro.
Relativamente a quest’ultimo punto, che favorisce l’empatia corporea, dobbiamo rifarci alle ricerche di Daniel Stern sulla relazione madre – bambino, per comprendere cosa succede a livello di comunicazione implicita/corporea tra due persone, a qualunque età e livello di sviluppo.
Stern ci mostra e descrive accuratamente, nel suo lavoro sulle relazioni precoci, il fenomeno della “sintonizzazione” (attunement) corporea a livello di ritmo, forma ed intensità. Senza questa “sintonizzazione,”” il bambino può diventare, nelle relazioni interpersonali, inibito (predominanza del parasimpatico), oppure aggressivo (predominanza del simpatico), privato della capacità di “rispecchiamento spontaneo” dei gesti altrui. Quindi nell’incessante processo di adattamento reciproco di madre e figlio, nella ricerca costante della sintonizzazione dell’uno con l’altro, sta la base della futura capacità di comunicare e di essere in relazione.
Sappiamo però nel contempo, seguendo Tronick, che l’esperienza della regolazione interattiva non si realizza solo attraverso momenti di incontro felici o di corrispondenza (matching), ma anche attraverso momenti di riparazione (mismatching repair) successivi alle inevitabili occasioni di rottura relazionale (mismatching)”: l’interazione si compone cioè di fasi di regolazione continua, è la trama continua di una storia sempre aperta. Le ricerche di Stern e Tronick sono per noi importanti, perché costituiscono la base esplicativa di un modello che descrive ciò che avviene, anche tra adulti, a livello di comunicazione corporea, e di conseguenza, tra paziente e terapeuta.
Ciò vuol dire che in biosistemica, essere in empatia non è tanto uno stato fissato una volta per tutte, quanto un continuo processo fatto di una serie di tentativi, errori e correzioni di rotta che dimostrano come essa sia una continua e mai finita attività.
In base alle considerazioni sopra riportate, è possibile quindi affermare che nell’ambito di un rapporto terapeutico, un aspetto fondamentale della cura è la relazione: la persona ha la possibilità sia di essere accolta per riuscire a stabilire un rapporto di fiducia ed esprimere liberamente le proprie emozioni, sia di acquisire modalità interpersonali positive, di apprendere la capacità di sintonizzarsi con l’altro e di poter riparare le modalità relazionali disfunzionali fino a quel momento acquisite.