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Stili di attaccamento e rapporto con il cibo

In questo articolo l’argomento inerente agli stili di attaccamento correlati alla dissociazione nei disturbi alimentari è stato affrontato con grande efficacia.

Un rapporto disturbato con il cibo è pericoloso, perchè sembra prevalere sull’istinto primario dell’essere umano, quello di sopravvivere; considerare il proprio corpo come un nemico o come l’arena in cui si combatte una sanguinosa battaglia tra parti del Sè, è ciò che accade nel mondo interno delle persone che soffrono di un disturbo alimentare con aspetti dissociativi.

Per comprendere come si struttura una personalità con queste difficoltà, è necessario indagare molto indietro nel tempo, agli albori della storia di vita. Il disturbo alimentare non ha esordio quando si manifestano i sintomi, ma molto tempo prima. Durante l’infanzia, la persona struttura un sistema psichico che sarà il teatro di un disturbo alimentare conclamato o meno, o che una situazione o una fase di vita stressante potrà far precipitare in sintomi stabili o discontinui.  Il trattamento ideale delle persona con DCA è quello che procede dagli strati più esterni, ossia dai sintomi, a quelli più profondi, indagando i temi e lo stile di attaccamento. La psicoeducazione e un’alimentazione almeno minima sono la condizione necessaria ma non sufficiente di un trattamento terapeutico efficace.

Nell’assessment psicodiagnostico, la raccolta dell’anamnesi non può prescindere dalle dinamiche di attaccamento verso i principali caregiver, al fine di individuare il tipo di attaccamento del paziente.

La storia di attaccamento determina la strutturazione di una base sicura (Bowlby, 1973), ossia di un insieme di risorse interne, strategie o processi utili ad autoregolarsi, far fronte al dolore e calmarsi. In età precoce, la base sicura di un bambino sono i suoi caregiver; successivamente, la base sicura sarà costituita dalla loro interiorizzazione, ossia dall’aver fatto proprie le loro modalità di rispondere ai suoi bisogni.

Da adulti, l’attivazione della rappresentazione interna della base sicura può avvenire attraverso il richiamo di pensieri, immagini e comportamenti confortanti. Nella persona che soffre di un disturbo del comportamento alimentare, si è strutturata una strategia disfunzionale di rassicurazione attraverso il cibo; la relazione con il cibo, in diverse modalità, è usata come risorsa per attivare la base sicura e calmarsi.

stili di attaccamento e disturbi alimentari

I dati sperimentali evidenziano che i soggetti che hanno problematiche legate al cibo, hanno nella maggioranza dei casi, uno stile di attaccamento di tipo insicuro. I dati evidenziano, inoltre, che nell’anoressia nervosa, spesso correlata ad uno stile d’attaccamento evitante, il cibo è evitato proprio come l’attaccamento. Nella bulimia nervosa, spesso correlata ad uno stile di attaccamento ambivalente o disorganizzato con tendenze ambivalenti, il rapporto con il cibo è a tratti controllato, a tratti estremamente caotico e fuori controllo (binging). Nel binge eating, spesso correlato a pattern di attaccamento evitante con tendenze ambivalenti, il soggetto è spesso portato ad evitare l’attaccamento mangiando, sostituendo il legame con il cibo ed usando il cibo per calmarsi.

Durante l’assessment, se emerge un attaccamento disorganizzato, è probabile che nell’eziopatogenesi giochino un ruolo fondamentale il trauma e le difese dissociative.Nella storia precoce di relazione di un individuo, la base che crea un attaccamento disorganizzato è caotica, frequentemente minacciosa e spaventosa, a tratti amorevole ma in modo imprevedibile; nonostante ciò, essa resta la base “sicura”, poiché è necessaria per sopravvivere. Questa modalità di attaccamento ha come risultato la dissociazione del mondo interno. La sopravvivenza emotiva dipende dalla divisione interna, come specchio della dissociazione interna alla figura di attaccamento.

Nei disturbi del comportamento alimentare, la dissociazione può essere presente a diversi livelli: è una difesa naturale che si attiva rapidamente quando la persona si sente in pericolo; può essere funzionale in un episodio traumatico circoscritto, ma non se si cronicizza come principale o più frequente meccanismo di protezione. In tali casi al disturbo alimentare si associa un disturbo dissociativo dell’identità, in cui una parte del mondo interno ha un disturbo alimentare.

Se non correttamente diagnosticato, il grado di dissociazione può generare problemi nel trattamento terapeutico.

Diversi studi hanno individuato personalità ricorrenti nel mondo interno delle persone con un disturbo del comportamento alimentare con aspetti dissociativi. Spesso, queste persone non hanno vissuto l’infanzia, sono state trattate come piccoli adulti fin da quando hanno memoria; sono state forzate ad assumersi responsabilità che non spettavano a loro. Il mondo interno ha dovuto usare la dissociazione per crescere più rapidamente in una parte e uno sviluppo accelerato non può essere salutare.

Bambini  precocemente adultizzati  hanno una componente di personalità che cresce troppo velocemente e che affronta tutte le richieste provenienti dall’ambiente. È la parte più danneggiata che genera più difese, che contiene dolore e frustrazione per aver dovuto imparare a fare le cose da sola. Ha imparato ad autoregolarsi e autocontrollarsi attraverso il cibo. È la parte dominante nel mondo interno delle persone con anoressia nervosa. È una parte controllante, sfiduciata, spesso alimentata dalla comorbilità con un disturbo ossessivo di personalità e un disturbo dell’immagine corporea. Bambini la cui parte infantile rimane bloccata nel tempo possono mostrare comportamenti non appropriati all’età. Essi spesso sviluppano la convinzione  che “si ha bisogno di essere malati per ottenere attenzione” e attraverso il cibo cercano di essere visti. È la parte dominante nel mondo interno di chi soffre di bulimia. Chi soffre di questo problema può apprendere che il cibo è il miglior modo per compensare rabbia, tristezza e frustrazione col cibo. La vita emotiva è disregolata e spesso si riscontrano comportamenti impulsivi. Bambini che hanno sperimentato precocemente il rifiuto potrebbero sviluppare una parte di personalità identificata come il “Sè rifiutato”: essa è la parte del mondo interno che contiene la distorsione dell’immagine corporea, quell’immagine di Sè che la persona non vuole tornare ad essere mai più. Il “sé nascosto” si sviluppa nei bambini che hanno fatto la precoce esperienza che mostrare il proprio sé è stato pericoloso. Il sé nascosto, per protegge il sistema interno, non può mostrarsi.  È una parte che somatizza ciò che non può esprimere in altro modo. Si sviluppa presto nella vita; le emozioni dominanti in essa sono paura, umiliazione e vergogna.

Per essere una figura di attaccamento sostitutiva, il terapeuta deve essere comprensivo e compassionevole rispetto a questi aspetti. Per essere d’aiuto, dovrà essere validante rispetto all’esperienza di un paziente che ha sviluppato un rapporto disfunzionale col cibo, e aiutarlo a trovare una strategia stabile alternativa di attivazione delle sicurezza interna.

Trauma e alimentazione: il nesso nascosto nel cibo – Report dal seminario con Natalia Seijo

 

 

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